lunedì 2 maggio 2011

Le 10 righe migliori della settimana sono state lette da Salvino Sagone il 30 aprile: L’olivo e l’olivastro (1994) di Vincenzo Consolo, ed.Mondadori


Sale alla Contrada Sfera, alla via del Re, alla casa solitaria di Maria. L’amica è seduta al computer come una Mena o Penelope al telaio, tesse una storia tenera e tremenda, la vicenda secentesca della bella e giovane Francisca che, rimasta vedova, povera, si maschera da uomo, si trasforma in bracciante per lavorare come gli uomini in campagna. Scoperta e processata dal Sant’Uffizio, è assolta da un inquisitore toccato in cuore dalla grazia di Dio, dalla sua grazia ascosa di fanciulla o da quella apparente di garzone senza barba. “Allura la buona Donna si nandau per li fatti suoi e seguitau conforma faceva che di Fimina operava come Huomo” scrisse il vasaio Polizzi, scrupoloso cronista di Caltagirone.
Davanti alla casa di Maria, al suo giardino sopra il poggio, si dispiega lo scenario tufaceo del paese fitto di case e di palazzi, scandito dai cento campanili delle chiese, dalle moli dei conventi, del Seminario, del Carcere, del Collegio, della guglia e nella croce della Matrice.
Al di qua del paese saraceno, giudeo, genovese e spagnolo, di Qal’at al Ghiran, del Colle dei Vasi, di San Giorgio, San Giacomo e Sant’Ignazio, ai pied del colle che una superstrada, una circonvallazione demarca e avvolge, è sulla piana un altro paese speculare di cemento: quartieri e quartieri uniformi di case nuove e vuote, deserte.

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